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R. Riva (Confindustria Lecco): è difficile lavorare con certi Paesi
Dopo il caso denunciato dalla “Tk” di Molteno, che non è riuscita a vendere un impianto in Pakistan Riccardo Riva (Confindustria): «Le regole sono spesso molto diverse da quelle cui siamo abituati»

Dai vincoli sui documenti da produrre per i visti di espatrio alle regole doganali, nei rapporti fra aziende e burocrazie ogni storia è un caso a sé, come la vicenda della “Tk” di Molteno raccontato da “La Provincia di Lecco”.

Per ora l’azienda non potrà incontrare a Molteno un potenziale cliente pachistano da cui dipende la conclusione di un affare da 600mila euro perché la nostra ambasciata a Islamabad ha ritenuto che «le informazioni che corredano la richiesta di rilascio del visto non sono attendibili».

I visti dati ai pachistani per l’Italia non mancano: nel 2013 secondo l’Osservatorio visti della sezione di diplomazia economica della Farnesina sono stati 2.500 i pachistani entrati per affari e per turismo nel nostro Paese.

Tuttavia chiedere maggiori documenti e dire eventualmente di no sta nelle prerogative delle nostre ambasciate all’estero, visto che la normativa italiana consente loro di chiedere all’istante dei documenti integrativi in aggiunta a quelli già previsti per legge, soprattutto in quei casi in cui ci siano “particolari situazioni locali” che rendano necessarie più informazioni, e se la risposta è negativa non c’è obbligo di darne motivazione.

«C’è senz’altro una serie di Paesi – dice Riccardo Riva, responsabile internazionalizzazione di Confindustria Lecco e imprenditore spedizioniere in aree geopolitiche molto difficili – in cui operare è particolarmente difficile anche in termini di documentazione e burocrazia. Non commento il caso in questione, che non conosco. Dalla nostra esperienza vediamo che non è questione di arbitrarietà nel dire sì o no ai visti; ad esempio per dare un visto per l’area Schengen i criteri non sono ’italiani’ ma universali per ogni Paese dell’area e un’ambasciata deve attenersi».